La galleria della Morte ovvero l'Anzob Tunnel in Tajikistan




Prima di partire lessi alcuni racconti di viaggio nei quali il "Tunnel della Morte" veniva descritto con toni epici. Si usavano termini particolarmente drammatici per descriverne il passaggio e accenti trionfalistici per descrivere la vista della luce che ne indicava la fine. Fu in questi termini che venni a conoscenza dell'esistenza di quei cinque chilometri scavati nella montagna che così tanta paura incutevano ai viaggiatori, ma cosa ancor più preoccupante agli stessi tajiki.
Sebbene non fosse nei nostri programmi raggiungere Dushanbe, l'immagine di questa galleria buia, piena di acqua e di pericoli mi colpì.
Per fortuna pensai, noi ripercorreremo la stessa strada dell'andata, passeremo due volte dall'altopiano del Pamir, così non ci dovremo preoccupare di questo passaggio.
Ma il bello dei programmi è proprio quello di essere disattesi, quindi, quando a Khorog ci rendemmo conto di non avere abbastanza tempo a disposizione per ritornare sui nostri passi, ci trovammo di fronte a due alternative per rientrare in Italia: attraversare il “Tunnel della Morte” oppure riuscire ad ottenere un visto di transito per l'Uzbekistan. Optammo per la seconda ipotesi, non c'era ragione di prendere rischi inutili.
A Dushanbe ci saremmo recati al Consolato della Repubblica dell'Uzbekistan a presentare domanda per un “semplice”, si fa per dire, visto di transito...




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