Senegal MotoRaid 2014: il rientro delle piroghe

Tranne rare eccezioni noi non amiamo le grandi città, ma Dakar rappresenta qualcosa di più dell'essere la capitale del Senegal:Dakar è la Dakar pensavamo! E poi noi non avevamo scelta, a Dakar dovevamo andare all'ufficio doganale dove far prolungare il “passavant” temporaneo che ci avevano “concesso” in dogana.
Come spesso ci succede, una volta giunti a Dakar avevamo deciso di seguire il nostro istinto che ci stava portando a virare verso ovest rispetto al centro città, ed è così che ci siamo ritrovati a cercare un posto dove dormire tra le vie strette e sabbiose di Yoff-Village, un animato quartiere popolare situato sulla costa atlantica.
Anche questa volta il sesto senso aveva la sua ragione.
A parte il fatto che eravamo riusciti a trovare un simpatico albergo con una magnifica terrazza panoramica che fungeva da frangiflutti alle impetuose onde dell'Atlantico, il piccolo quartiere di Yoff si presentava particolarmente pittoresco ed autentico.
La mattina seguente ci saremmo fatti portare da un taxi in centro, all'ufficio doganale, così nel pomeriggio, una volta risolta la questione “passavant”, avremmo potuto dedicarci a scoprire Yoff e i suoi abitanti.
Il giorno successivo, come da programma, dopo un estenuante tira e molla con il funzionario doganale per farci prolungare il passavant di almeno altri dieci giorni da aggiungere ai tre che ci avevano rilasciato al confine, potevamo lasciare il centro, alquanto moderno e privo di particolare interesse, e ritornare in tempo a Yoff per assistere alla “cerimonia” quotidiana del rientro delle piroghe cariche del pescato.
Una volta giunti sulla spiaggia, la cartolina che si è presentata ai nostri occhi valeva, da sola, l'intero viaggio.
Alla nostra destra erano parcheggiate, a riposo, un gran numero di piroghe coloratissime, ognuna diversa dall'altra.
Davanti a noi, sul bagnasciuga, una folla colorata e vociante si accalcava nell'attesa delle grandi piroghe che proprio in quel momento stavano sopraggiungendo.
Man mano che le grandi imbarcazioni arrivavano, venivano circondate da chi era in attesa sulla spiaggia, e poi, di buona lena tutti aiutavano a scaricare il prezioso bottino.
Nel frattempo sopraggiungevano i cavalli che trascinavano i carretti di legno sui quali finiva il pescato migliore per essere trasportato al di fuori della spiaggia. Il resto del pesce, veniva recuperato dalle donne, spesso con i figli piccoli in grembo, per essere da loro venduto su bancarelle improvvisate sulla spiaggia.
Una volta scaricato tutto il pesce, i pescatori potevano iniziare ad occuparsi di sistemare le grandi reti circondati da ragazzini che cercavano di imitare i gesti esperti dei padri.
All'arrivo di ogni imbarcazione la scena si ripeteva e così si ripete sulla spiaggia di Yoff ogni giorno.
E quando anche l'ultima piroga è rientrata e tutto il pescato è stato scaricato, la spiaggia si trasforma in tanti campi di calcio, quanti sono i gruppi di età. Tutti corrono dietro ad un pallone per cercare di fare goal tra due pneumatici infilati nella sabbia che fungono da porta.
Nel mare invece è il momento in cui inizia la gara delle piroghe, una sfida alla piroga più veloce.
E questo si ripete sulla spiaggia di Yoff ogni giorno.
Però quel giorno sulla spiaggia di Yoff c'era una novità, e quella novità eravamo noi.
Gli unici due “Toubab” sulla spiaggia di Yoff eravamo noi.
Noi guardavamo con interesse loro e loro guardavano incuriositi noi.
Che pomeriggio sulla spiaggia di Yoff, e quel pomeriggio, in mezzo a quelle persone, l'Italia sembrava così lontana...



































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