Siamo nel West Sahara, il vento teso che accarezza l'oceano è il vero padrone di queste terre, è lui che spinge fragorosamente le onde contro la scogliera, diffondendone poi le particelle umide tutt'intorno, ed è sempre lui che, una volta a terra, gioca col deserto creandone in continuazione profili diversi. E' lui il responsabile dell'odore di umidità e di salsedine che si respira ovunque e che appanna la visiera del casco e rende l'aria quasi irrespirabile.
A noi non resta che
assecondare questa forza della natura che cerca in tutti i modi di
strapparci dalla striscia di asfalto che taglia l'hammada come un
coltello.
Per nostra fortuna
scendendo verso sud, verso la Mauritania, dove l'hammada si
trasforma in un vero e proprio deserto di sabbia, le nebbie diventano
sempre più rade, il vento lascia la sua morsa e i colori acquistano
una brillantezza ammaliante.
Avvolti nel rosso
della sabbia e dal blu del cielo, noi restiamo sempre aggrappati alla
nostra lingua di asfalto che ci porterà verso quelle terre
sconosciute che sogniamo da tempo, verso quei visi scuri che ci
diranno di aver finalmente raggiunto quel “pezzetto” di Africa
che si era venuta ad insinuare con sempre più insistenza nei nostri pensieri...
Siamo quasi giunti a
Nouakchott, la capitale della Mauritania, ormai è da giorni che
viaggiamo su questa interminabile strada costiera, tra la nostra
Ammiraglia e la striscia di asfalto si è creata una simbiosi, non si
capisce più dove finisca l'uno e cominci l'Altra.
La strada è
affascinante, è da tempo che si è trasformata in uno stretto nastro
di bitume nero che ingloba milioni di conchiglie bianche, e che sotto
il calore del sole si screpola e cede.
E' la “nostra
strada delle conchiglie”... che ci ha condotto verso i baobab,
verso le piroghe, i griot e verso quella terra selvaggia e al contempo ospitale che si chiama Senegal ...
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